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Dott.ssa Federica D'Avanzo

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Ogni giorno è un buon giorno per iniziare ad amarsi

su 5 febbraio 2022 da dr.ssa D'Avanzo Federicain Approfondimenti, Psicoterapia

Ed è soltanto amando gli altri, ed essendo amati, che si impara ad amare se stessi.

Haruki Murakami

Amare se stessi,

aver cura di se stessi,

ricordarsi di vivere solo relazioni in cui ricevere amore e rispetto,

 riconoscere quando una relazione è tossica,

sono principi cardine per vivere in serenità. È fondamentale parlare dell’importanza della cura e del rispetto per sé e per l’altro. Ma non possiamo dare per scontato che si tratti solo di buona volontà, di forza d’animo e di perseveranza; non possiamo parlarne come se fossero solo frutto di una scelta consapevole. In questi atti, così importanti per stare bene con noi stessi e con gli altri, si nascondono il nostro passato e meccanismi di funzionamento non consapevoli.

Il bambino che è stato, che tipo di relazioni ha vissuto? Qual è la qualità di amore che ha ricevuto? Quali vicende hanno segnato il suo percorso di crescita? Come è arrivato all’adulto di oggi?

La psicoterapia guarda al passato, in un’ottica trigenerazionale, perché è da lì che l’individuo ha iniziato a percepire se stesso e il mondo. Il bambino sperimenta se stesso all’interno della relazione di attaccamento con i propri caregiver e in quella relazione sviluppa la sicurezza in se stesso e nel mondo:

“un bambino molto amato crescerà facilmente non solo avendo fiducia nell’affetto dei suoi genitori, ma sarà anche fiducioso che pure tutti gli altri lo troveranno amabile. Viceversa un bambino che non è stato desiderato non solo non si sentirà voluto dai genitori, ma penserà anche di essere sostanzialmente poco desiderabile, cioè di essere non voluto da tutti.” (Bowlby, 1979; traduzione italiana 1982).

Le precoci esperienze di attaccamento sono interiorizzate in modelli cognitivi (Modelli Operativi Interni), che diventano una sorta di bussola che guida il bambino prima, e l’adulto poi, nel comportamento e nelle aspettative che ha di sé e degli altri: quindi non influenzano solo il comportamento ma anche il modo in cui il mondo viene visto e percepito.

Il bambino che fa esperienza di un caregiver sufficientemente buono, capace di sintonizzarsi con i suoi bisogni e disponibile alle richieste di aiuto, svilupperà un attaccamento sicuro: questo gli permetterà di costruire nel tempo un’immagine di sé come “degno di amore”, di sviluppare un buon senso di sicurezza interno ed esterno, di tollerare separazioni temporanee e di affrontare le difficoltà con una buona fiducia nelle proprie risorse. Al contrario il bambino che sperimenta un accudimento evitante, rifiutante e ostile, nel tempo probabilmente attiverà meccanismi difensivi legati alla negazione del proprio bisogno di cura e di affetto. Gli individui che invece hanno sperimentato un attaccamento ambivalente, percepiranno la realtà come imprevedibile, inaffidabile e pericolosa. Si sentiranno costantemente vulnerabili e bisognosi di aiuto. Nei casi più gravi l’attaccamento può avere le caratteristiche della disorganizzazione: i vissuti saranno catastrofici, di impotenza e sarà perenne un senso di allarme. Nelle situazioni più gravi sarà minata anche la costruzione di un’identità integra.

Se si percepisce minata la possibilità di amare noi stessi, di accoglierci amorevolmente con le nostre imperfezioni e i nostri limiti, di vivere relazioni buone e funzionali, è utile rivolgersi a uno psicoterapeuta per iniziare un percorso attraverso cui accogliere la sofferenza, accedendo al suo significato profondo e alle sue origini. La relazione con il terapeuta, attraverso l’accoglienza e il rispecchiamento di un ascolto empatico, diventa uno strumento per riattivare e costruire risorse interiori, attraverso un processo di stabilizzazione, rielaborazione e trasformazione della sofferenza.

Albasi C., 2006, Attaccamenti traumatici, Novara De Agostini Scuola Spa

Bowlby J., 1979, Costruzione e Rottura dei Legami Infantili, Raffello Cortina, Milano 1982

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“𝕀𝕥𝕒 𝕗𝕒𝕔, 𝕞𝕚 𝕃𝕦𝕔𝕚𝕝𝕚: 𝕧𝕚𝕟𝕕𝕚𝕔𝕒 𝕥𝕖 𝕥𝕚𝕓𝕚, 𝕖𝕥 𝕥𝕖𝕞𝕡𝕦𝕤 𝕢𝕦𝕠𝕕 𝕒𝕕𝕙𝕦𝕔 𝕒𝕦𝕥 𝕒𝕦𝕗𝕖𝕣𝕖𝕓𝕒𝕥𝕦𝕣 𝕒𝕦𝕥 𝕤𝕦𝕓𝕣𝕚𝕡𝕚𝕖𝕓𝕒𝕥𝕦𝕣 𝕒𝕦𝕥 𝕖𝕩𝕔𝕚𝕕𝕖𝕓𝕒𝕥 𝕔𝕠𝕝𝕝į𝕘𝕖 𝕖𝕥 𝕤𝕖𝕣𝕧𝕒. Il papavero mostra un fiore selvaggio e fragile, resistente e singolare, che nessuno ha mai piantato e la cui fiamma percorre i campi come un messaggio. We all must live our lives Siamo abituati alla #sofferenza psicologica come a una condanna, nella concezione che si è più #forti se in un qualche modo si è in grado di affrontare il problema da soli. E ricorda. Perché cerchi la gioia fuori da te? Non sai che la puoi trovare solo nel tuo cuore?
(Rabindranath Tagore) Perdonati Le parole, tratte dal libro “sei la mia vita” di Ferzan Ozpetek, raccontano l’impatto delle relazioni di #attaccamento sulla percezione che l’individuo sviluppa di se stesso. Possiamo immaginare la soglia della nostra #tolleranza come a una tazza. Ci sono giorni in cui è piena fino all’orlo, già dal mattino, e altri in cui è più vuota. In alcuni momenti della vita è una tazzina da caffè e basta poco per farla traboccare;  in altri è una tazza più ampia e capiente.

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